| Da L'Unità: Alberto Crespi · 28 dicembre 2016 Le Winx diventano attrici
Intervista a Iginio Straffi, il papà delle sei fatine: “Faremo un film con vere attrici, è arrivato il momento”
Winx: parola magica che suona quasi come «wings», ali (anche il gruppo di supporto di Paul McCartney) ma sfrutta il fascino lievemente esoterico della lettera «x». Trattasi di sei fatine (Bloom, Aisha, Musa, Tecna, Flora e Stella) che frequentano la scuola di magia di Alfea, nel mondo fatato di Magix . Anno di nascita delle Winx (per meglio dire, anno del primo passaggio televisivo): 2004.
Numero di risultati ottenuto mettendo la parola «Winx» su google: 41.400.000 (la parola Pixar ne ottiene 70.700.000: considerato che la Pixar è nata nel 1986, quindi ha 18 anni e molti film in più, il paragone per le Winx è più che dignitoso). Paesi in cui è trasmesso il cartone animato Winx Club: più di 150, inclusi stati islamici –come il Pakistan –dove le fatine in minigonna dovrebbero, in teoria, essere considerate peccaminose.
Fra questi 150 stati spiccano Usa, Russia e Cina: come dire, il mondo. Numeri pubblicati del magazine a fumetti Winx Club: 152 a novembre 2016. Spin-off realizzati: al momento due, uno dedicato alle micro-fatine PopPixie e uno intitolato Winx Club Wow coprodotto con Netflix e distribuito anche in Giappone.
Prodotti del merchandising legato alle Winx presenti sul mercato: oltre 6.000. Un uomo solo al comando: Iginio Straffi, 51 anni, marchigiano. Nato come disegnatore sull’album della Bonelli Nick Raider, fondatore nel 1995 (a trent’anni) della Rainbow, società di produzione di cartoni animati per l’infanzia. Dopo le serie Tommy & Oscar e Prezzemolo, nel 2004 crea le Winx e fa un botto di dimensioni planetarie. Oltre ai citati cartoni e fumetti, le Winx sono un volano che si espande su dvd, cd musicali, parchi a tema, libri, spettacoli teatrali, libri illustrati, romanzi, videogiochi. In sedicesimo, le Winx e la Rainbow stanno all’Italia come la Walt Disney sta agli Stati Uniti d’America. Straffi è un uomo che potrebbe tirarsela, ma non lo fa. Lo raggiungiamo telefonicamente grazie alla mediazione di Salvatore De Mola, sceneggiatore (tra le tante cose, del Montalbano televisivo e dei mitici sketch pugliesi di Toti e Tata) che sta lavorando con lui ad alcuni progetti di cinema e tv «dal vero», con attori. Lo invitiamo a partecipare alla trasmissione di Radio3 Hollywood Partye lui accetta volentieri.
È Natale, è il momento giusto per parlare di cartoni animati. Straffi è reduce da un evento benefico nelle zone terremotate: «Ci siamo mobilitati subito dopo il sisma, con aiuti concreti e donazioni. Al di là degli aspetti pratici, è importante studiare eventi e forme di animazione per i bambini delle famiglie colpite: in simili situazioni d’emergenza è fondamentale che i bambini abbiano momenti di svago per continuare a sognare, per creare una continuità tra la vita di prima e l’emergenza attuale». Passerà i primi mesi del 2017 in Oriente, tra festival e fiere: Giappone, Cina, Singapore, mercati decisivi. Quello che segue è il resoconto di una chiacchierata radiofonica molto distesa e «natalizia».
Tutto cominciò nel 2004. Le Winx hanno ormai 12 anni.
«In realtà quasi 13: era il gennaio 2004 quando andammo per la prima volta in onda su Raidue».
C’è qualche angolo del pianeta dove le Winx non sono ancora arrivate?
«C’era fino a pochi giorni fa: il Giappone, paese difficile, mercato molto chiuso. Ma con la nuova serie realizzata con Netflix, Winx Wow, da qualche settimana siamo in onda anche lì».
Dev ’essere una bella soddisfazione. Lei è del 1965, i cartoni animati giapponesi degli anni ’70 sono stati importanti per la sua formazione?
«Quando io ero bambino i cartoni animati in tv erano veramente pochissimi, e relegati in orari particolari. Poi, alla fine degli anni ’70, c’è stato il boom delle anime giapponesi, i vari Mazinga, Atlas Ufo Robot, Capitan Harlock… e non trascurerei Heidi , che pure era giapponese, uno dei primi ad arrivare. La struttura narrativa e la durata erano diverse, puntate di 20-25 minuti rispetto ai 5-6 minuti classici dei Looney Tunes. Ritmi diversi, un’epica diversa…Sono cresciuto a cavallo tra la grande tradizione americana e l’anime giapponese».
Quella delle Winx è una cosmogonia molto complessa, con decine di personaggi. Come l’ha concepita? Aveva tutto in testa fin dall’inizio, come George Lucas quando cominciò a scrivere il primo “Guerre stellari”, o l’ha elaborata strada facendo?
«La storia esisteva da parecchio tempo. Stava là, in un cassetto. Quando ho fondato la Rainbow sono partito da cartoni più semplici, per un target pre-scolare, perché più facili e meno costosi da realizzare. Quando ho capito che le risorse economiche e la squadra di talenti cresciuta con me negli anni erano quelle giuste, ho aperto quel cassetto e siamo partiti. C’era già quasi tutto: le sei fatine, i loro genitori, gli insegnanti, la scuola, le trame, gli intrecci. Quando ho prodotto la prima serie avevo già pronte le prime quattro, e il primo lungometraggio».
Perché ha voluto costruire una saga così fortemente femminile?
«L’idea di fondo era quella, fin dal principio. Al momento di produrla, però, è stato anche un calcolo: nell’universo dei cartoni, in quel momento, erano scomparse figure femminili forti e dominavano cose da maschietti come i Pokemon, Digimon, Dragon Ball… Era un’analisi di mercato, una scelta imprenditoriale. I buyers televisivi allora erano convinti che non si producessero più cartoni per bambine, ma solo cartoni d’azione per maschi, perché le bambine non li guardavano più; perché ormai erano passate alle serie con attori dal vero, o perché leggevano più libri dei maschi; il che, per inciso, è vero, ma io ho voluto sfidare questo mercato stagnante per le produzioni femminili. Sentivo, intorno a me, il bisogno di far sognare anche le bambine. Direi che ci siamo riusciti».
Quante persone lavorano per la Rainbow in Italia?
«Direttamente, circa 200. C’è poi un ampio indotto di sceneggiatori, musicisti, doppiatori, attori e registi per le produzioni live-action. La prima è stata Mia and Me, una serie mista, con attori (la protagonista è Rosabell Laurenti Sellers) e disegni animati.
La produzione di film e telefilm con attori continuerà?
«Sì, sicuramente. Stiamo seguendo molti progetti. Se posso fare una battuta, invecchiando cerco soddisfazioni nel live-action perché nel giro di qualche mese un film viene scritto, prodotto, girato… e visto! Per creare una nuova saga come Regal Academy , l’ultima arrivata che è in onda su Rai Yo-Yo, magari ci vogliono 6-7 anni».
Ha mai pensato a un film «dal vero» sulle Winx, con le sei fatine interpretate da altrettante attrici?
«Da sempre. Ci penso io, me lo propongono gli altri. In passato ho sempre rifiutato, non ho mai avuto a disposizione i produttori giusti o il budget adeguato. Ma ora credo che sia venuto il momento: ora, o fra qualche anno, vedremo, ma si farà. Ci sono contatti importanti con produttori americani, stiamo cercando di quagliare. Il problema è che le Winx sono una mitologia talmente estesa che meritano un grande film, non un filmetto. Ci vogliono effetti speciali, tecnologia digitale al massimo livello, investimenti, un cast all’altezza».
Scegliere le attrici sarà una grande responsabilità, viste le aspettative delle piccole fans… Straffi, tanti auguri, per il film delle Winx e per queste festività.
«Auguri a voi. E che il 2017 sia un anno migliore. Ne abbiamo bisogno».
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