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Iginio Straffi parla del successo di Winx cartoni e live action e dei nuovi progetti Rainbow

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view post Posted on 21/3/2021, 19:51
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Da BusinnessInsider:

Straffi: “Le mie Winx sono cresciute, come le bambine che sono diventate protagoniste delle loro vite”
Giuliano Balestreri 19/3/2021 11:53:34 PM 762

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Le eroine Disney ribelli e indipendenti che stanno conquistando il mondo sono diventate un modello per bambine e ragazze che rivendicano una parità di genere e un’indipendenza che ancora oggi esiste solo in teoria. E che nella pratica ancora latita. L’epoca delle principesse indifese è finita da un pezzo: oggi le protagoniste si salvano da sole. E spesso salvano anche i principi. Una conquista piccola, ma significativa: oggi protagoniste di film e cartoni animati sono protagoniste delle loro storie e artefici della loro vita. Un cambio di passo importante che nel mondo dei cartoni animati, però, era già cominciato nel 2004, quando a Loreto dalla matita di Iginio Straffi sono nate le Winx: “Erano tempi in cui ancora si aspettava il principe azzurro e tutta l’attenzione era concentrata sui maschi – ricorda l’imprenditore marchigiano – erano loro a dover essere sempre protagonisti. Spesso dotati di super poteri. Per le bambine nessuno aveva ancora pensato a serie avventurose. Io invece ci ho creduto. E molto di quello che si è visto nei film americani a cominciare da quegli anni c’era già da noi. Come per esempio Brave che si ribella al padre, esattamente come nel film delle Winx”.

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Oggi le fatine sono cresciute con il loro pubblico e sono diventate una serie live per teenager prodotta da Netflix, ma non è certo al colosso dell’app ad aver certificato il successo delle fatine di Loreto: “Noi italiani, purtroppo, non siamo bravi come i francesi a fare sistema. I loro prodotti li sostengono il più possibile, noi, invece, preferiamo dare i meriti a Disney o Netflix. E quando cerchiamo di fare sistema, ci scontriamo con budget sempre limitati”.

Eppure la Rainbow di Straffi ha contribuito parecchio alla crescita dell’industria dell’animazione. Le Winx oltre alle serie in onda su Netflix hanno già all’attivo 8 serie tv, 4 film per la televisione, 3 per il cinema e hanno raggiunto oltre 8 miliardi di visualizzazioni su Youtube. A questo e a decine di properties di successo si aggiungono anche il successo di 44 Gatti, in onda dal 2018, e il debutto – atteso per fine anno – di Pinocchio and friends.

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“Stiamo cercando di coinvolgere sempre di più le televisioni nelle produzioni, ma molto spesso tutto si riduce al consumo domestico, quando invece mi piacerebbe mettere il nostro know how a disposizione del settore per portare le idee italiane al pubblico di tutto il mondo. Invece – prosegue l’imprenditore – non riusciamo a dare abbastanza chance ai produttori di realizzare contenuti con budget di livello internazionale”.

Con il risultato che le grandi produzioni che coinvolgono il mercato l’italiano finiscono sempre per occuparsi di storie di cronaca locale che per qualche motivo hanno avuto un’eco internazionale, “invece, ci sono tanti generi che potrebbero avere successo, ma restano di nicchia solo perché non vengono finanziati nella giusta maniera. Forse un po’ è anche colpa nostra per non aver dimostrato di essere in grado di realizzare certi prodotti, ma la verità di fondo è che molte cose senza budget importanti non si possono neppure fare”.

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D’altra parte quando si muove un colosso come Pixar, sul piatto arrivano investimenti per decine di milioni di dollari e quando si tratta di serie si ragiona nell’ordine di grandezza dei 5 milioni a puntata; in Italia per l’animazione si arriva – nella migliore delle ipotesi – a 1,5 milioni. Come a dire che gli americani sono certamente bravi ad immaginare e ambientare storie fantastiche in località suggestive, ma sono anche agevolati dalla disponibilità economica.

“Io sto cercando di sfatare questi tabu perché non è assolutamente vero che in Italia non abbiamo visione e i nostri risultati lo dimostrano. Se convinciamo i grandi investitori come Netflix a puntare sull’Italia potremmo fare grandi cose”.

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Per quanto sia innamorato dell’Italia, ogni tanto Straffi pensa a come sarebbe stata la sua carriera se fosse nato in America: “Carlo Rambaldi mi ha sempre detto che negli Stati Uniti avrei fatto più carriera. Eppure quando ho avuto l’occasione di andare a Los Angeles ho preferito restare in Italia. Forse alcuni progetti si sarebbero realizzati più in fretta e avrebbero avuto maggior eco, ma magari io mi sarei sentito meno a mio agio in quella vita e forse non avrei fatto quello che ho fatto”.
 
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